Intervista

Parliamo con Nicola Lamberti, fondatore di Alimentiamoci


Dottor Lamberti, nel caso di Alimentiamoci, la società che fornisce il servizio Planeat, i valori d’impresa plasmano il business?

“Creare nuovo valore attraverso la massimizzazione del bene comune deve essere il punto di partenza per creare qualsiasi impresa, in qualsiasi settore.
Il modello rappresentato da Planeat in campo alimentare – un modo nuovo modo di fare la spesa, partendo dalle ricette e ricevendo a casa tutti gli ingredienti pronti per la preparazione, pesati e divisi in contenitori compostabili – rispecchia una cultura di impresa che mette al primo posto il bene di tutti, certamente includendo quello dell’impresa stessa, ma non solo.

La domanda che dobbiamo porci prima di intraprendere un nuovo percorso imprenditoriale è: qual è la strada che tende al bene di tutti?  Spesso ci guida la ricerca di soluzioni che massimizzano il tornaconto personale o quello circoscritto all’impresa stessa, in modo un po’ autoreferenziale, senza attenzione per tutto quello che ci circonda e di cui siamo parte integrante. Invece, dalla mia esperienza professionale posso affermare che le strade percorse senza un ritorno immediato, bensì di medio e lungo periodo e che intendono impattare positivamente sulla società e l’ambiente, sono quelle che portano a scoprire dei tesori preziosi: soluzioni innovative che lasciano un beneficio a tutti.
Planeat ne è un esempio: è innovazione al servizio dell’ambiente, della salute e dell’economia del territorio.”

 

Come nasce Planeat?

“Dal mettere persone diverse, in parte tra loro sconosciute, attorno a uno stesso tavolo, unite da una comune cultura d’impresa: quella che pone innovazione e bene comune al centro del suo agire e che crede che dal dialogo nascano feconde sinergie tra esperienze, competenze e sensibilità differenti. Nel caso di Planeat, abbiamo riunito alcuni colleghi, provenienti come me dall’esperienza di un’impresa di successo nel campo dell’e-commerce, con professionisti che provenivano da differenti esperienze: ciascuno, grazie al suo vissuto, ha portato la sua idea e abbiamo unito le forze per creare da tre diverse idee di business, tutte in campo alimentare, un’unica idea forte che potesse essere competitiva in un mercato molto sfidante come quello del food.

Abbiamo studiato lo scenario di riferimento per capire dove avremmo potuto massimizzare il nostro impatto per il bene comune: spreco alimentare, qualità del cibo, equilibrio nella dieta e rispetto del pianeta… possono sembrare sfide impossibili! Tuttavia, tengo sempre a mente l’invito del fondatore del movimento scout Robert Baden-Powell: “Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’avete trovato”. Mi preme qui sottolineare quel “un po’” migliore: non dobbiamo proporci di risolvere le grandi questioni del nostro tempo, ma impegnarci a scomporre e ad analizzare i problemi per provare a risolverli un po’ alla volta, togliendoci così ogni forma di scusa che ci possa suggerire che il compito sia troppo grande e quindi fuori dalla nostra portata.

E così abbiamo scomposto il mondo dell’alimentazione per analizzare l’uso indiscriminato della plastica, il rapporto tra produttori e distribuzione che spesso sacrifica le piccole aziende di qualità o il grande tema dello spreco alimentare, giunto in Europa a circa il 35% di quanto si produce e in gran parte concentrato tra le mura domestiche (22%).

L’idea che Planeat propone agli utenti è questa: pianificare tutti i pasti della settimana partendo dai piatti che si desiderano mangiare giorno dopo giorno e ricevere tutto quanto occorre già perfettamente porzionato e pronto per essere cucinato; è un cambio di paradigma rispetto alla classica abitudine della spesa settimanale che parte dall’acquisto dell’ingrediente per arrivare a cucinare quanto si trova in cucina al momento dei pasti. La nostra azienda compra ingredienti di qualità, li prepara al grammo, lavandoli e affettandoli come da ricetta e tenendo conto dei gusti dei clienti, e li inserisce in contenitori biodegradabili che vengono recapitati a casa, pronti per essere cucinati durante la settimana.

Spreco alimentare e utilizzo di plastica vengono così azzerati, con benefici in termini di salute e di risparmio di tempo, ma anche col risvolto di ritrovare la nostra straordinaria cultura culinaria, spesso messa da parte per motivi di tempo. Ed ecco che problemi di ambito globali, immensi, diventano, una volta scomposti, alla nostra portata.”

 

Come vede il futuro di Planeat, quali i prossimi passi?

“Sviluppo tecnologico, coinvolgimento sempre maggiore degli utenti – già adesso tramite QR code stampato sulle etichette si riescono ad ottenere molte informazioni di tipo culinario e sull’impatto ambientale – e creazione di servizi personalizzati con l’obiettivo di facilitare una dieta sana ed equilibrata.
Al netto del fatto che siamo agli inizi di questa nuova avventura imprenditoriale, nella nostra visione immaginiamo uno sviluppo simile al franchising, in Italia come all’estero: oltre ai valori dell’azienda, che devono restare intatti, è centrale lo sviluppo e il mantenimento di una infrastruttura tecnologica di eccellenza. Dunque il modello e il software potranno essere centralizzati, ma la restante parte, dalla logistica al centro acquisti a chilometro zero, non possono che essere gestiti localmente, al fine di creare una struttura solida, innovativa e al contempo efficiente e flessibile.”