Giorgio Basile

Parliamo con Giorgio Basile, Presidente e AD di Isagro


Presidente, ci introduce Isagro, mettendone in luce la mission e i valori?

Siamo una società italiana di oltre 600 dipendenti che opera nella ricerca, sviluppo, produzione e distribuzione di agrofarmaci, ossia prodotti per la protezione delle colture agricole. Investiamo nell’innovazione e nello sviluppo di nuove molecole con basso impatto ambientale. Nati nel 1993, siamo quotati dal 2003 sul Mercato Azionario di Borsa Italiana, nel segmento STAR.
Produciamo in 5 stabilimenti di cui 4 in Italia e 1 in India e vendiamo in 80 paesi.

Da sempre ci poniamo una domanda che tutti i manager e imprenditori dovrebbero seriamente porsi, in ogni settore: quale contributo dà la nostra attività al benessere delle persone e del pianeta?

Partiamo da uno scenario molto concreto: quando saremo 9 miliardi nel 2050 avremo necessità di una maggiore disponibilità di cibo rispetto ad oggi; non potendo aumentare di molto l’area coltivabile dobbiamo fare in modo che aumenti la resa per ettaro delle zone agricole, un obiettivo però che necessariamente deve conciliarsi con la garanzia di minore impatto ambientale possibile e con il mantenimento dell’efficacia degli agrofarmaci impiegati.

Ecco la nostra missione: scoprire molecole per realizzare prodotti efficaci a sempre minore impatto ambientale.

 

In un settore come il vostro, in cui la funzione Ricerca e Sviluppo è chiave per il business, come riuscite a essere innovativi?

Gli investimenti nella Ricerca per noi rappresentano ben il 10% delle vendite e i dipendenti impegnati nelle attività di R&D sono circa 100 su 600.
Quando parliamo di Ricerca e Sviluppo noi di Isagro ci riferiamo non a un generale impegno nel migliorare prodotti, etc., ma alla vera e propria “discovery”, ossia alla scoperta di nuove innovative molecole.
Siamo tra le pochissime aziende al mondo di questo settore a farlo, pure nelle nostre ridotte dimensioni, ma riusciamo a essere estremamente competitivi facendo leva sull’“Italian creativity” applicata alla protezione e alla salute delle piante.

 

Quindi possiamo parlare del valore del made in Italy in un mondo globalizzato anche in un settore specifico come l’agricoltura?

Sì, abbiamo sviluppato un modello di business di cui siamo molto orgogliosi: è un percorso che dalla fase di discovery di molecole attive per i prodotti a difesa dell’agricoltura ci porta nella seconda fase di immissione sul mercato attraverso alleanze con partner internazionali con cui condividiamo gli investimenti altissimi richiesti nella fase di sviluppo, registrazione e commercializzazione dei fitofarmaci. Investimenti che da soli non potremmo sostenere, perché rischieremmo di “sovraspendere” oltre la capacità finanziaria e al tempo stesso di “sottoinvestire” rispetto ai fabbisogni.
Per questo motivo abbiamo sviluppato degli accordi “mosaico” che possono prevedere la comproprietà dello sviluppo con alcune aziende internazionali, come quello del 2012 con FMC Corporation: un accordo di collaborazione per lo sviluppo di un nuovo fungicida da noi scoperto che ha un largo spettro d’azione e possibilità di impiego in tutto il mondo. Grazie a questa partnership oggi siamo a buon punto nello sviluppo del prodotto che prevediamo di immettere sul mercato agli inizi del prossimo decennio.